Parole dei poeti
Le parole dei poeti sono come le rose:
profumano i crepuscoli delle città
quando brillano le luci delle vetrine
e il cuore si nasconde in angoli bui.
Parole come canne sullo specchio dello stagno
dove ninfee galleggiano in acque serene
e corpi che si uniscono bacio contro bacio
in una sonnolenta nenia del cuore.
Versi che si nutrono di capelli di mani
di sogni abbandonati di lacrime spinose
rose che scendono dagli occhi sulle guance
abbracciano condannano fanno naufragare
lanciano segnali da naviglio a naviglio
nel mare in tempesta di lenzuola rotte.
E ci sono versi che non appartengono ai poeti
versi sporchi di ferro corrosi dalla ruggine
stipati in magazzini lungo porti abbandonati
dove non attraccano che poveri battelli
colmi di stanchezza e di piedi scalzi.
Parole di chi cade dentro buchi sudici
senza morire né vivere d’inedia,
cani da strada maltrattati poveri,
vecchi cacciati dalla loro vita
giovani che chiedono giorni in cui sperare.
Versi che si scrivono da soli
sulle lavagne sporche dei sobborghi.
Versi che si arrampicano lungo gli edifici
e sui tetti più alti tagliano nello spazio
le proporzioni esatte del bene e del male.
(inedita 2011)
Si, le parole dei poeti sono belle e delicate e ogni tanto, come hai fatto tu con questa bella poesia, si inchinano a quelle parole che non sono rappresentate nei modi consoni o nei luoghi deputati per la poesia.
Sono quelle parole che si producono vivendo una vita dura, che, a ben guardare è la “poesia” dell’uomo che cerca un riscatto e nella sua povera realtà non abbandona la fede per andare avanti e avanti ancora, nonostante tutto.