La favola strana
Stiamo qui a guardare le stelle come bambini che ascoltano
a bocca aperta favole strane.
Con gli occhi sgranati e le pupille che brillano
altre stelle di un cielo infinitamente più oscuro
c’inseguono ostinate nel sonno.
Anche loro ci guardano come piccole lacrime scese
dalle guance rugose di un dio.
Lacrime sperse nello scorrere perenne dei fiumi,
nei solchi della terra, nera come la notte
in cui i nostri cuori hanno messo radici.
Germogliamo sotto i loro sguardi impassibili
come semi di alberi che crescono,
spalancano le braccia, vanno incontro al sole,
fremono, si contorcono in cerca della luce.
La linfa della terra ci offre il sapore
di una nuova meraviglia: la voglia di conoscere
la nostra vera anima,
la natura e il senso del tendere le braccia
verso l’albero che cresce in silenzio accanto a noi
– ci offre la sua ombra come tenero rifugio
all’infuocata furia delle nostre domande,
al battere continuo dei timori
come tamburi che ci scuotono il cervello.
Ascoltano le stelle il grido della nostra resistenza
al dolore, al destino, alla morte,
sorridono compiaciute del nostro non aver capito nulla,
della nostra testardaggine di sperare invano
d’essere felici eternamente.
Nessun suono del loro sorridere ci giunge
e rimaniamo immobili in attesa d’essere sorpresi
a bocca aperta dalla fine
della favola strana.
GRANDE!!!
CARO MARCELLO, QUESTA LIRICA SUL MISTERO DELLA VITA LASCIA SENZA PAROLE.
antonio
Che altro possiamo fare? No, lassù tutto quella mercanzia non ragiona.
E questa storia oltre a viverla ce la siamo potuta anche raccontare.
Che individui interessanti siamo! Ogni tanto mi faccio i complimenti da sola.
Auguri di buone feste poeta.
Grazie degli auguri.
È la prima volta che rispondo da qui, quindi ti ringrazierò anche in privato.