Senza Titolo

Cronaca di un mondo (ITA- FR- ENG)

Cronaca di un mondo

Fu in un inverno di tanti anni fa
che ho abitato alla periferia di Milano
quando ancora la neve imbiancava le fabbriche
e dalle case uscivano operaie e operai
come uccelli in cerca di cibo.
Oscillavano mezzi assonnati
avanti e indietro lungo i binari
parlavano dell’incertezza
del loro futuro, della povera paga
delle giornate che non avevano fine.
Già neri e stanchi dentro i vagoni
dai finestrini opachi di nebbia all’esterno
e all’interno dai fiati scaldati
dai corpi senz’aria per respirare.
Studenti parlavano a voce alta
e sghignazzavano dei professori
dei loro volti pieni di paura.
I più fanatici gambizzavano i riottosi
e altri uccidevano
magistrati e politici.
Erano gli anni dei primi amori
quando lei con il pugno alzato
inneggiava alla vita con il sorriso
smagliante dei suoi diciott’anni
e i capelli volavano al vento
come una sciarpa di seta tra le mie mani.
Guardavo il suo corpo come si ammira
una bandiera che sventola i suoi colori
e l’abbracciavo con la forza disperata dell’uomo
che si avvinghia alla propria fede.
Anch’io con il pugno alzato credevo
di lottare per un mondo che non esisteva
per un mondo che avrebbe sconfitto
quello in cui vivevamo. Assemblee
discussioni, schiamazzi come fossimo mille,
moniti scritti sui muri
rotolavano nelle parole come pugni
battuti sui tavoli.
Nelle aule gremite e lungo i corridoi
la notte scendeva riluttante
nei fiati infiammati di vita e di libertà.
Nel tepore dei sacchi a pelo i corpi ancora impetuosi
non più di parole lentamente si cercavano
s’intrecciavano le dita,
e mani esili e bianche si smarrivano
tra quelle feroci del compagno.
Nelle strade carezzate dalla luce dei fanali
simili a stelle avvicinatesi a guardare dalle finestre
quel qualcosa che sapeva d’eterno,
si muovevano greggi di ombre
con la luce attraente di piccole torce per aggregare
le nostre anime e ricondurre i corpi
in questo vecchio mondo dove ancora viviamo

Avviso:
Le traduzioni che seguono, in inglese e in francese, non possono essere considerate poesie perché non ho la conoscenza sufficiente di queste lingue, per ottenere quell’armonia necessaria a comporre vere poesie. Le traduzioni servono soltanto a permettere, a chi non conosce l’italiano,  di comprenderne il contenuto.

Remarque:
les traductions suivantes, en anglais et en français, ne peuvent pas être considérées comme des poèmes, car je ne connais pas suffisamment ces langues pour obtenir l’harmonie nécessaire à composer de vrais poèmes. Les traductions ne sont utilisées que pour permettre de comprendre le contenu des poèmes aux personnes peu familiarisées avec l’italien.

Notice:
The following translations, in English and French, cannot be considered poems because I do not have sufficient knowledge of these languages, to obtain that harmony necessary to compose real poems. The translations are used only to make it possible to understanding, to those unfamiliar with Italian, the content of the poems.

Chronique d’un monde

C’était dans un hiver d’il y a tant d’années
que je vivais à la périphérie de Milan
quand la neige blanchissait encore les usines
et les travailleurs sortaient des maisons
comme des oiseaux à la recherche de nourriture.
Ils oscillaient à demi ensommeillés
En faisant les cent pas le long des voies
et parlaient de l’incertitude
de leur avenir, des salaires insuffisants,
des jours de travaille sans fin.
Déjà noirs et fatigués dedans les wagons
aux fenêtres opaques de brouillard à l’extérieur
et à l’intérieur des souffles chauffés
par les corps sans air à respirer.
Les étudiants parlaient à haute voix
et ricanaient des professeurs
de leurs visages marqués par la peur.
Les plus fanatiques blessaient aux jambes les rétifs
et d’autres tuaient
magistrats et politiciens.
Ce furent les années des premiers amours
quand elle avec le poing levé
glorifiait la vie avec son sourire
éblouissant de ses dix-huit ans
et les cheveux volaient au vent
comme un foulard en soie dans mes mains.
Je regardait son corps comme on admire
un drapeau qui flotte ses couleurs
et je l’embrasais avec la force désespérée de l’homme
qui s’accroche à sa foi.
Moi aussi je croyais avec mon poing levé
me battre pour un monde qui n’existait pas
pour un monde qui aurait vaincu
celui dans lequel nous vivions. Réunions
discussions, tapages comme si nous étions mille,
avertissements écrits sur les murs
roulaient dans les mots comme des poings
battus sur les tables.
Dans les salles surpeuplées et dans les couloirs
la nuit tombait à contrecœur
dans les souffles enflammés de vie et de liberté.
Dans la chaleur des sacs de couchage, les corps encore impétueux
non plus par les mots se cherchaient lentement
les doigts s’entrelaçaient,
et délicates mains blanches s’égaraient
parmi celles féroces du compagnon.
Dans les rues caressées par la lumière des réverbères
comme des étoiles s’approchant pour regarder par la fenêtre
ce quelque chose qui sentait d’éternité,
des ouailles d’ombres se déplaçaient
avec une lumière attrayante de petites torches pour agréger
nos âmes et ramener les corps
dans ce vieux monde où nous vivons encore

Chronicle of a world

It was in a winter of so many years ago
that I lived on the outskirts of Milan
when the snow was still whitening the factories
and the workers were coming out of the houses
like birds looking for food.
They were oscillating half-asleep
back and forth along the tracks
and talked about uncertainty
of their future, the insufficient salaries
the days of endless work.
Already black and tired in the wagons
from the opaque windows of fog outside
and inside from the winds warmed
by bodies without air to breathe.
Students spoke aloud
and sneered of the teachers
for their faces marked by the fear.
The most fanatic wounded the restive to the legs
and others were killing
magistrates and politicians.
Those were the years of the first loves
when she with her fist lifted
glorified life with his smile
dazzling of his eighteen years
and the hair was flying in the wind
like a silk scarf in my hands.
I looked at his body as one admires
a flag that wave its colors
and I was hugging him with the desperate strength of man
who clings to his faith.
I too believed with fist lifted
to fight for a world that did not exist
for a world that would have defeated
the one we lived in. Meetings
discussions, noises as if we were a thousand,
warnings written on the walls
rolled in words like fists
beaten on the tables.
In crowded classrooms and along corridors
the night came down reluctantly
in flaming breaths of life and freedom.
In the warmth of sleeping bags the bodies still impetuous
no more for words, were slowly searching for each other,
the fingers intertwined,
and delicate, white hands get lost
in those fierce of the companion.
In the streets caressed by the light of the lampposts
like stars approaching to look out of the windows
that something that smelled of eternity,
flocks of shadows were moving
with an attractive light of small torches to aggregate
our souls and bring back the bodies
in this old world where we still live

  1. Splendida poesia, l’ho letta tutta d’un fiato, perché mi ha ricondotto a quegli anni, per me la fine degli anni ’70-l’inizio degli ’80.
    Ero anch’io al Nord, studentessa universitaria, ed ho vissuto emozioni simili, che tu hai saputo abilmente ricamare.
    Complimenti Marcello! :) :) :)

  2. paola scrive:

    Mi piaceva anni fa pensare che la gioventù fosse un periodo fantastico per i suoi moti possenti dell’animai e per quel sentire amplificato che restituiva una sorta di corposità a tutto quello che toccava, cosa che oggi, alla mia età, ho rivalutato in termini più realistici e meno fantasiosi.
    La giovinezza secondo me è per natura “cieca” alla ricerca di esprimersi ancora prima di conoscersi.
    Il mondo degli uomini è complesso e per trattarlo non può essere addomesticato e ridotto ai minimi termini per trasformarsi in pasto di una mandria di pecore che non aspettano altro che quello per contarsi e contare.
    Accade anche oggi, le pecore non sono mai estinte: ce ne sono di varie specie e con caratteristiche differenti, ma sempre appartenenti alla categoria degli ovini.

    Marcello, secondo te, i poeti, a che categoria li associeresti?

Scrivi un commento