Spazio intimo
I
Sentivo soffocare nella penombra i sogni
e mi abbandonavano al vento
che sbandava con violenza e senza tregua.
Immagini di foglie annegate nelle acque torbide
aspre di uomini che odiano
nel buio della dimenticanza
e donne in lacrime passavano
il loro veleno alle mie radici d’edera.
Non aveva muro né albero su cui
stendere le braccia.
Affondavo lo sguardo nell’ebbrezza
imperfetta del vivere, nel quadro immaginario
di una natura armoniosa e nei profumi
di piante e di animali docili.
Nel silenzio cercavo le mani piagate
che battono tamburi esaltanti la morte.
Ero una foglia libera di morire.
II
Poi il tuo sguardo ha deviato il vento,
condotto la mia anima nel giardino della presenza
dove nessuna ombra oscura il tuo viso.
Ho respirato lo spazio intimo che abita in te
ha dato alle mie radici la linfa del tuo grembo
e il mio cuore irrorato si è abbandonato nelle tue mani.
Ti ho chiesto di rimanere al capezzale della mia febbre
che spingeva la mia anima a delirare del mondo.
E notte dopo notte hai salvato i miei passi
dall’abisso che mi stava alle spalle.
Il mio essere si è lanciato in avanti
per giungere fino a te.
Dalla tua bocca ho bevuto il miele dei baci
la voglia di carezzarti dalle tue mani
dal tuo corpo il desiderio di penetrarti
come metallo rovente nel fluire dell’acqua.
E giorno dopo giorno plasmi la mia anima
nella fucina della tua bocca.
Il vento si è placato e la notte è invasa
dalle farfalle polverose di polline
che dai tuoi seni volano sulle mie labbra.
E questo letto delle notti insonni è un lembo di sabbia
da cui affiorano i nostri corpi. Un’onda
l’innalza e li abbassa come un unico fascio di rose
naufragate nell’oblio.