Beatrice Borroni, Enne, 2010

Enne

La gioia mi trascina dentro il sogno

d’essere stretta ancora dal tuo corpo

mentre attonita temo che il ritorno

si farà più lontano del promesso.

Negli occhi porto la dolcezza del ricordo

delle tue dita trasognate che scorrevano

lungo la mia schiena come gocce di sudore

e la tua lingua le asciugava avidamente.

E perché il sogno continui ad esistere

docile mi smarrisco nell’impronta

profumata di buono che conserva

la poltrona gualcita dal tuo corpo.

Enne è il tuo nome che sussurro lento

all’orecchio del gatto prigioniero

tra le mie braccia arreso alle carezze.

Sul dorso e sulla testa le mie dita

scorrono nel tepore del suo corpo

e nei suoi occhi vedo accendersi i tuoi sogni

d’antiche solitudini di fughe

improvvise nel buio della notte.

Il tuo silenzio è il suo, tuoi sono gli occhi

di sabbia d’oro scintillanti di piacere.

Tra le mie braccia fremi alle carezze

trepido cuore che non mi appartiene.

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