Abbagli
Cammino nel cuore della città e della notte
tra lacrime sparse in alto da Dio
più in basso disposte dal disordine umano
in file ordinate lungo le strade.
Odo una nenia interminabile e sorda
di fiumi che attendono lividi l’alba
per riversare onde metalliche
di vetri e di lampi
nel sole che abbaglia laggiù all’orizzonte.
Gli uomini seguono il tempo e il dovere
obbedendo e smarrendo la vita.
Qualcuna s’è infranta contro un ostacolo
per l’abbaglio assordante dell’ imprevisto
e l’anima priva di mete contempla
quel filo di sangue nel fiume di latta.
Vedo di giorno impenetrabili volti
che mi camminano accanto muti e abbagliati.
Anch’io cieco per loro nonostante sorrida
e loro mi abbraccino e anch’io li abbracci.
Appena sfuggiti agli sguardi svanisce
l’impossibile voglia di fondere insieme
gl’ impenetrabili uno,
l’indivisibile e rigida schiera degli uno
innumerevoli e palpitanti.
Torno a guardare nel buio delle strade
le anime forti di intenzioni e di gesta
ma penso sia solo l’inganno di un uomo
che cerca sognando compagni.
Guardarmi d’intorno con lo stesso stupore
di ieri e di sempre – mi dico –
è più naturale di quanto si possa pensare
e ogni notte lo faccio, ma temo che Dio
mi accechi di luce.
Innanzi ai miei occhi appare quel sangue
e il freddo dell’anima attraversa il mio corpo.
Senza più inganni consacro a me stesso
un universo privo di lacrime.
Già sarebbe un ottimo risultato se gli Uno sapessero d’esserlo.
La fusione dovrebbe essere un passo successivo, quando i tempi maturi, convergono le unicità per la creazione di un abaco interessante e umano a servizio della nostra crescita.