Bolle
Piccole bolle d’ossigeno entrano
leggere nelle mie narici
come la luce del mattino
dalla bocca del pesce.
Ha attraversato muto le acque gelide
che solcano il pendio
della montagna al confine di alberi
fioriti di ricordi.
Il loro profumo m’inebria.
Sono il bambino
che mentre sogna di volare
sente scorrere una mano sulle palpebre
e le vene dilatarsi in immagini mai viste.
Gioia e dolore si accendono e si spengono
come lucciole nei miei pensieri.
Mi si apre dinnanzi una campagna
verde e luminosa
come un giorno di primavera.
Nell’erba si annidano
volti irriconoscibili e pietre
che affiorano su cui poggiare
i passi. Ma il piede inciampa e calpesta
un sogno.
L’ossigeno gorgoglia nella bolla e nelle vene.
Gli alberi fioriti di ricordi abbandonano i rami,
si spogliano. Rimane una foglia.
La osservo. È una piccola bolla
che si libra nel sole come
una farfalla.
Commento di Giuliana Sanvitale:
Ancora realtà e immaginazione in un connubio altamente poetico che, attraverso metafore, ora tenere ( leggere come la luce del mattino, alberi fioriti di ricordi) ora amare ( pesce muto, acqua gelida), entra nel sogno e riavvolge il gomitolo del tempo, illuminando a intermittenza le memorie dell’infanzia.
I versi ci depositano quasi tra l’erba di una luminosa campagna primaverile, caratterizzata dalle lucciole che ripetono il loro sincronico movimento, simbolo di gioie e dolori, di giorni azzurri e grigi.
Ma persino le bolle d’ossigeno, fra i versi di Marcello, si trasformano in bollicine di spumante. Al di là dell’ineludibile necessità, le bolle gorgogliano nelle vene e si librano come foglia in bilico su un ramo, come ali di farfalla che occhieggiano al sole.
Già il termine “bolle” si solleva da terra e si innalza verso l’alto.
Giuliana Sanvitale
Da leggere anche il commento di Paola Della Rossa, inserito fra i “commenti”
Bravo
Thank you, Jllo!!
Un interessante veicolo per trasportarsi nei propri ricordi, bolle che diventano qui immagine vivifica per fare un viaggio nel proprio vissuto emozionale.
E questo viaggio lo si percorre con l’animo di un bambino il quale nella sua potenza
e purezza di visione non frena il ricordo e le emozioni che via via si presentano.
Emozioni che diventano visi di lontana memoria, ma anche blocchi, inciampi che riemergono e frenano l’armonia di quel fluire.
Ma post inciampo il cammino riprende, dobbiamo pur fare una chiusa che renda “significativa” questa poesia no?
Ed eccola, potente che arriva e racconta che per quanto si sia vissuto ed accumulato emotivamente, c’è ancora altro: una foglia ancora, seppur piccola appesa a quell’albero della vita. Una foglia piccola che sa librarsi ancora nel sole, che sa intercettare
traiettorie, leggerezze, bellezza.
Ben tornato Marcello!
Grazie del bentornato, Paola, e grazie di questo commento che aggiunge, come sempre fanno le tue riflessioni, carne alla carne dello spirito!