Nelle luci attenuate dei bar guardo le piazze deserte gli angoli bui dei viali…
Lungo i viali ancora deserti la fiamma dell’alba ha spinto i brandelli del manto notturno…
Una volta ero come un grande edificio dal corpo severo e popolato. Dominavo su tutta la città…
Senza passare per gli occhi la musica offre in dono alla mente l’esatta geografia delle parole…
Regina dei miei passi, astro che attendi tra le luci timide nella penombra fiore che sbocci tra le mie dita di ladro
In ginocchio À genoux On your knees Arrodillado
Il travaglio del tempo The trouble of time L’usure du temps El tormento del tiempo
Oscilla da sinistra verso destra come una lama dai bagliori opachi sul collo del condannato.
I quadri li capisco a partire dai dettagli della mia vita. Per questo nel trittico di Mèrode…
Non è Dio che mi ha creato. È stato Robert Campin a trarmi fuori dalla folla variopinta dei suoi fantasmi.