Improvvisamente perfida la notte sparge la sua luce fredda intorno al sole e rovescia il giorno come acqua cristallina in fondo all’oscurità di un pozzo.
Come luce soffusa nella stanza
la mia memoria imprime sulle pareti bianche
l’ombra armoniosa del tuo corpo come l’ala mite di colomba…
se adagi il tuo corpo sulla pietra bianca dei sogni
dove intorno vagano le ombre degli amori smarriti,
di colei che amata non ha saputo amare…
In questa città stipata di uomini e di auto
che ingolfano le strade e ci spingono contro i muri
c’è spazio per le mie mani e i tuoi capelli?
Chino a leggere le pagine della rivista
sfoglio incurante le immagini come si tolgono
le rare foglie dal prato con dita leggere…
Lungo i viali solitari trasformati dal tempo
in sentieri inariditi dal silenzio
stringo tra le dita le ore purpuree….
Le stanze vuote si riempiono nella notte
dei muggiti dei tori da macello
che salgono dal buio delle stalle…
Con le sue braccia di gomma lascia cadere la maschera d’uomo
si accinge a guidare i cavalli che fiutano lungo la strada
il profumo di vita e gli sguardi innocenti nel sereno brusio della gente.
Dietro il sipario che si chiude lentamente al mite soffio della tua memoria come una lama che vuole separare…
Il bagliore bianco della tovaglia tra i calici rossi di vino
come gelidi fiori d’anemoni alle carezze del vento
attende che tornino gli ospiti verso quel sogno