Il volto del presente
Penso al silenzio illuminato dalla luna
Penso alle bocche umide di baci
alle mani che carezzano il volto del presente
come una pesca non ancora colta
o la foglia fugace della felce.
Nel mio sguardo si perdono sciami di corolle
e i battiti che ornano il mio polso
profumano del pianto di bambini appena nati.
Il tempo ha infranto le pareti bianche dell’attesa
su cui scorrono i cavalli indomabili degli anni
e i sogni che divorano a brandelli
pezzi di cielo spruzzati di fango.
Penso al silenzio illuminato dalla luna
al sole che ormai dorme nella sabbia fredda
alle mani vuote nel rumore della foce
che disperde nel mare le sue acque.
Penso alle dalie appassite
alle piccole febbri nelle vene gelate.
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Quella che segue è una mia traduzione. Se qualcuno esperto di inglese volesse correggerla, ne sarei felice
The face of the present
I think the moonlit’s silent
I think of the mouths moist kisses
the hands that caress the face of the present
like a peach not yet matured
or the fleeting fern leaf.
In my eyes they are lost swarms of corolle
And the beats that adorn my wrist
Smell the crying of newborn babes.
The time has broken the white walls of waiting
On which rivers horses indomitables years
And the dreams that devour shreds
Pieces of sky sprayed with mud.
I think the silent moonlit
The sun that now sleeps in the cold sand
The empty noise in the mouth
Dispersing into the sea’s waters.
I think the withered dahlias
Small fevers in the veins frost.
(e i sogni che divorano a brandelli
pezzi di cielo spruzzati di fango)
E i sogni sanno accomodarsi anche in una tavola lordata dal fango. Che dire. Mi pare ci sia una grande vitalità in questa immagine.
Penso che la luna fa di nuovo capolino.
Ma certo, è la solita intrigante.
E’ talmente bella, per le sue immagini quasi liriche, in una danza di musiche e silenzi, di luci lunari soffuse ma presenti, che non occorre, a mio parere, alcun commento. Come sosteneva Ungaretti, la poesia non va spiegata, solo goduta per le emozioni che ci dona.
Una poesia non va spiegata diceva anche Pablo Neruda: “Quando la spieghi la poesia diventa banale, meglio di ogni spiegazione è l’esperienza diretta delle emozioni che può svelare la poesia ad un animo predisposto a comprenderla.”
Significa forse che le emozioni vanno taciute e non condivise? Bene, in un social forse sarebbe meglio condividere. Così ne abbiamo tutti a guadagnare qualche cosa, emotivamente parlando. Poesia è emozione.