Incompiuto
Scritto da Marcello Comitini il 29 dicembre 2015 in Poesie
Una carezza appena della mano sui miei occhi
dalle sue labbra alle mie labbra un soffio lieve
e la vita prende corpo dalle vuote cavità del cuore.
Giaccio nell’alito di Dio e nel suo sguardo.
Non ho nessuno da stringere al mio petto
nessuno da riassorbire alla mia costola.
I miei capelli hanno il colore dell’erba inaridita.
Si sciolgono i miei piedi, tornano nel fango.
È un frutto rinsecchito la mia mano che pende
dal polso spezzato.
Giaccio incompiuto nell’alito di Dio
che ha distolto il suo sguardo dal terribile errore.
Cielo e terra
Occhi rivolti al cielo in cerca di Dio, labbra e braccia che si protendono in attesa di un calore umano. La solitudine dell’uomo sfocia nell’inadeguatezza, nella mancanza di compiutezza. La sofferenza per questo stato di sospensione (quasi altalenante su una nuvola) fa gridare a un errore divino, precipita il pensiero dalla trascendenza all’immanenza e alla disperata rivolta. E’ uno scavo profondo e doloroso quello del Poeta in particolare nelle sue ultime liriche e al contempo un invito a guardarci dentro, a riflettere e meditare.
Tale è il valore salvifico della Poesia
Incompiuto per quella percezione intima di mancanza di quel quid importante a validare un’esistenza.
Ma mentre i piedi tornano fango, la mente ha raggiunto una consapevolezza invidiabile con o senza quid.
Mi piace questo canto dell’assenza perché chiama per nome quella presenza, forse anche impalpabile e non completamente definibile che connota il nostro spirito come qualche cosa di infinitamente in divenire.
Incompiuto….perchè? Siamo perfetti ma non abbiamo saggezza, speriamo sempre in qualcosa di più e se non accade ci sentiamo finiti. Non sappiano accettare la sofferenza e arrivano inevitabili momenti di sconforto e ci ribelliamo a quel Dio ma poi restiamo in attesa che quella mano torni a sfiorarci. Stupendi versi, quasi una accorata preghiera.