Io e lo specchio (Ita – Fr – Eng – Esp)
La vita tesse le stelle in un cielo oscuro
e dall’alba al tramonto brilla
la fiamma spietata
d’esaltazione e di sofferenza.
Scivola sui muri della stanza
rimbalza sulle mie palpebre
che battono ripetutamente, voltano
lo sguardo al sole.
Schiudersi è difficile.
Le incertezze m’ imprigionano
segnano impronte fosforescenti,
sul cammino che il cuore deve seguire.
Non offro mai una trasparenza un varco
che lasci penetrare la fiamma,
esplodere la voce chiusa nel mio interno.
Le stelle sono sempre là, i loro sguardi
mi spogliano, mi scrutano, nessuno può evitarli.
La loro voce ha il tono delle speranze tradite.
Anche il cielo oscuro della notte le ode.
Nessuna porta le può fermare. Ma solo
mi vedo nello specchio, schermo tra me e il mondo.
Moi et le miroir
La vie tisse les étoiles dans un ciel sombre
et sa flamme impitoyable
brille de l’aube au crépuscule
d’exaltation et de souffrance.
Elle glisse sur les murs de la pièce
rebondit sur mes paupières
qui battent à plusieurs reprises, tournent
son regarde au soleil.
Il est difficile à m’ouvrir.
Les incertitudes m’emprisonnent
marquent ses empreintes phosphorescentes,
sur le chemin que le cœur doit suivre.
Je n’offres jamais la transparence une ouverture
laissant pénétrer la flamme,
exploser la voix fermée dans mon intérieur.
Les étoiles sont toujours là, leurs regards
me déshabillent, ils me scrutent, personne ne peut les éviter.
Leur voix a le ton des espoirs trahis.
Même le ciel nocturne les entend.
Aucune porte ne peut les arrêter. Mais je me vois
seul dans le miroir, écran entre moi et le monde.
Me and the mirror
Life weaves the stars in a dark sky
and his ruthless flame
shines from dawn to dusk
exaltation and suffering.
She slips on the walls of the room
bounces off my eyelids
that repeatedly beat, turn
look at him in the sun.
It is difficult to open.
Uncertainties imprison me
they mark its phosphorescent imprints,
on the path that the heart must follow.
I never offer transparency an openness
allowing the flame to penetrate,
allowing explode the voice closed in my interior.
The stars are still there, their looks
undress me, they scrutinize me, no one can avoid them.
Their voice has the tone of betrayed hopes.
Even the night sky hears them.
No door can stop them. But I see myself
alone in the mirror, screen between me and the world.
Yo y el espejo
La vida teje las estrellas en un cielo oscuro
y brilla desde el amanecer hasta el anochecer
la llama despiadada
de exaltación y sufrimiento.
Deslizarse en las paredes de la habitación
rebota en mis párpados
que laten repetidamente, giran
la mirada al sol.
Es difícil salir d’eclosionar.
Las incertidumbres me aprisionan
marcan huellas fosforescentes,
en el camino que debe seguir el corazón.
Nunca ofrezcos transparencia una apertura
que deja la llama penetre,
estallar la voz cerrada en mi interior.
Las estrellas siempre están ahí, sus miradas
me desnudan, me escudriñan, nadie puede evitarlos.
Su voz tiene el tono de las esperanzas traicionadas.
Incluso el cielo nocturno oscuro los escucha.
Ninguna puerta puede detenerlos. Pero yo me veo
solo en el espejo, pantalla entre yo y el mundo.
In un alternarsi di possibilità da cogliere o meno, un restare fermi, consapevoli delle incertezze che ogni scelta reca con sé.
Un trattenere quel fuoco che, se lasciato ardere, potrebbe trascinare chi per natura non ama essere trascinato, ma individuare, sempre e comunque, impronte di un percorso luminoso da seguire seppur ideale. Tutto resta chiuso, quasi imprigionato in un sentire che, potrebbe somigliare ad un musicista dotato che non intona la musica, non la rende disponibile, ma la scrive soltanto su fogli rigorosamente celati.
E queste emozioni trattenute le leggi sullo specchio che ti rimanda la tua immagine, quello specchio che conosci bene, che è la tua seconda pelle.
Non c’è ancora tempo o forse nemmeno la voglia di aggiungere altro. Il cielo invece, rimarca… Il cielo guarda dall’alto verso il basso, pare sappia tutto lui da lassu’… ma non credo sia cosi’. C’è fatica quaggiù, manca lo sguardo d’insieme e poi manca sempre un paracadute per non farsi male.
Abbiamo uno specchio, non male no? A volte è come fosse un “termometro” che ci dice “sei vivo”o anche “sei ancora vivo”.
Mi piace quello che scrivi. Spero tu stia bene, questo periodo è un po’ faticoso da vivere.
La tua poesia però non la sento appesantita da cio’.
Cara Paola, trovare i tuoi commenti e leggerli è un piacere sottile e penetrante che fa desiderare solo di leggerli per aggiungere poesia (e filosofia) alla poesia. Sto bene, grazie. Per me il periodo faticoso da vivere dura da settanta e passa anni. Ma più gli anni passano più sembra che m’insegnino a gardare, comprendere e …. scrivere.
“Schiudersi è difficile”. Ancora la dilemmatica lotta del Nostro tra bisogno di uscire dalla “stanza” ( Donne sole), di accostarsi all’Altro per esserne compreso, per condividere il suo Io e il timore ( forse il terrore) di scontrarsi con la superficialità e il rifiuto.
Ancora uno schermo, finestra, vetro, ora uno specchio ad attutire la sofferenza di non poter raggiungere ed afferrare le stelle se non di lontano.
Grazie di queste parole, Giuliana. Dimostrano ancora una volta, la tua attenzione e comprensione non solo dei miei versi al di là delle parole che li compongono) ma del mio modo di vivere e guardare a me stesso e al mondo. Da anni mi sono chuso (fisicamente) nella mia stanza dietro i vetri della mia finestra, che mi permette di guardare alla mia vita e a quella dell’umanità, nel silenzio che funge da lente di ingrandimento per scoprire l’essenza delle cose anche negli interstizi più stretti.