La gatta
Quando ti tengo tra le braccia vedo nei tuoi occhi
lo sguardo ambiguo che si smarrisce
nel silenzio tormentato dai miei stessi sogni.
Se la mia mano ti carezza a lungo vibri come
uno strumento che rivela ai sognatori
i misteri della sua armonia.
E le mie dita immerse nel tepore della tua pelliccia
apprendono con dolcezza i segreti della tua sapienza.
Mille porte si aprono nella luminescenza dei tuoi occhi
che inducono la mia mente – per fuggire
o riflettere?- all’infinita quiete della sonnolenza.
Ed io discendo agli inferi della tua
imperturbata eternità.
Le tue narici rosa sondano l’aria intorno
di rivali o di prede
o di giochi crudeli che ti spingono
ad arrestare tra li artigli il movimento
che disturba il tuo abissale silenzio.
Molto di ciò che guardi con indifferenza
ti passa innanzi trascinato in fretta
dal fiume che distrugge sé stesso eternamente
nell’incessante voglia di confondersi col mare
come tutti i fiumi fanno e come fa la vita.
Guidata dalla tua sapienza chiudi gli occhi e vegli
con le zampe raccolte sotto la mistica pelliccia.
E non sorridi e non ti annoi perché tutto conosci
e godi dei ricordi.
In questo mi somigli ma nessuno mai se non ti ama
sarà capace di scoprirlo.
Amando i gatti e leggendo questa tua poesia non ho potuto non apprezzarla immensamente.
La descrizione che fai di questo splendido felino è davvero unica
“…le punte aguzze delle tue pupille come due lame di coltello che tagliano e separano quel che resta estraneo al nostro mondo”.
Ho apprezzato il tuo sguardo “felino” e non aggiungo altro perchè ci sarebbero ancora tanto altro di cui parlare che ne uscirebbe un romanzo. Complimenti!