Incipit della conferenza L’Art et la Révolte, tenuta a Parigi, 30 maggio 1896.
Se questa conferenza avesse per soggetto l’Arte pura, al mio posto vi sarebbe un artista. E le persone che vi hanno invitato questa sera siederebbero al vostro fianco come uditori, non come organizzatori. Come voi infatti, anche i membri dell’Arte Sociale hanno in scarsa considerazione i dilettanti che, pur professando il disprezzo del borghese – al quale si mostrano talvolta inferiori – non tralasciano di seguirne i sentimenti e inseguono come lui la ricchezza, senza curarsi di conoscerne l’origine, indulgono volentieri ai vizi sociali per trarne profitto, e sono in definitiva i pilastri più saldi dell’oligarchia capitalista.
No. Quei pochi uomini in nome dei quali vi parlo appartengono al popolo – e non soltanto per nascita (poiché, quanti altri che ne facevano parte hanno dimenticato e poi rinnegato la loro origine!), ma anche per la comunanza di sofferenze e di sentimenti, per una uguale sete di rivolta contro le iniquità, per una medesima aspirazione a uno stato sociale in cui ciascun essere, in possesso delle proprie facoltà, possa trovara la soddisfazione dei propri bisogni nella soddisfazione dei bisogni dei suoi simili