Pesca al lago
Seduto ai bordi tra le foglie rosse
di un autunno di freddo e di silenzio
ho cercato col nulla di una lenza esile
strattonando il filo che conduce alla speranza
nel fondo del mio animo nel cuore.
Nell’esiguo spazio di una rosa d’acqua
sbocciata d’improvviso nell’attesa
ho tratto dai miei sogni sogni di fanciulle
emerse dalle acque trasparenti del lago
tiepide come cielo di rugiada all’alba.
Ombre di luna i corpi, si guardano intorno
con gli occhi di una notte senza fine
nel soprassalto dell’inganno.
Qualcuna girata per non vedermi in viso
un’altra che m’invita a cogliere il suo corpo
ma la mente lontana guarda l’infinito.
E scuote dai capelli un’altra la memoria
di un futuro che non mi appartiene
chiusa in sé stessa come una conchiglia
sull’argine del lago.
E infine due, miei lontani amori,
si stringono tra loro per fuggire
all’amo acuminato del rimpianto.
rimpianto per un fiore non colto, per un amore non vissuto. c’è tanto da dire su questa poesia che adoro, dove prevale più di tutti i sentimenti, tanta malinconia.. grande poesia caro Marcello. complimenti!
Spesso succede di sedersi ai bordi della realtà per guardarsi dentro…molto bella la similitudine fra i sogni e fanciulle…..inganno e speranza e poi quel ricordare amori passati per cui c’è un certo rimpianto….dire bella è poco, davvero versi carichi di significato e velati sempre di malinconia. Grazie Marcello
Ricca di metafore e rimpianti…
Struggente.