Ho indossato un paio di guanti neri ho afferrato il coltello della luna e con un cerchio al petto ho estratto il mio cuore.
Avrei voluto parlarti d’amore
quando per strade diverse ci siamo incontrati
per quella strana armonia che ricompone le onde…
Mi rifugio nei sogni d’amore e di rivolta.
Vago nel buio delle lunghe attese
faccio naufragio nella mia solitudine…
La notte poggia la sua ombra sulle labbra mi si distende a fianco per sentire il corpo i muscoli la pelle…
Sereno e inquieto il volto ho consegnato
alla rovina del tempo. Ho conservato gli occhi
come due fiori bianchi…
Nelle prime luci dell’alba la stanza
tra i rami e le foglie intrecciati
ha le pareti del corallo raggiante nel cielo…
Da qui entra e da qui esce. Ma se tocchi questa levetta – e così dicendo pigiò sulla levetta che emise un clic secco – non entra più aria. O non esce? Forse non ne entra e non ne esce. E forse non è solo aria quella che entra e esce ma tutto ciò che non si vede
Dalla terrazza più alta della casa
unghia del dito sollevato al cielo
una musica lenta si diffonde e intorno …
Vorrei che fosse nero quell’azzurro del cielo
e le nuvole bianche uno scintillio di stelle
gli alberi avvolti in un velo di nebbia
come donne celate…