Amore
Scritto da Marcello Comitini il 31 marzo 2017 in Poesie
Ancora, se le vene che attraversano i muri
non scaldassero la casa e tu non fossi più
il sorriso che m’illumina ma cenere che
mi vola intorno
dovrei dire ho freddo, lasciare
queste stanze vuote, scendere per strada
incontrare gente, accostarmi ai loro corpi
come al cinema quando ci si siede al buio
e sullo schermo appaiono le scene
finali della storia.
Riderei confuso insieme a loro.
O piangerei da solo
nascosto nel sonoro buio della sala?
Mi ha colpito la parola “Ancora” con cui è iniziata questa poesia, come se ci fosse una precedente strofa.
Ma forse, questo termine significa “Ci sono arrivato”.
Le vene dei muri danno significato alle mura come “casa” pulsante quindi penso che il poeta volesse riferirsi a se stesso, alle proprie certezze, al proprio “quadrato” personale.
Gradevole leggere di questa pienezza che traspare e che non necessita al momento di altro.
Questa pienezza è cresciuta certamente grazie ad una incessante ricerca di una più ampia e soddisfacente visione.
Saluti cari al Poeta.
L’universalità della Tua poesia la rende di pregio. E’ un bene per l’anima leggerti, Marcello.
…Un ancora e un sempre…
Grazie
La prospettiva del freddo e della solitudine di una casa dove la cenere dell’assenza prende il posto del sorriso luminoso che dà un senso all’esistenza… anche questo è amore: immaginare il vuoto immenso della perdita e sentire già in sé lo smarrimento. Un bellissimo gioiello questa tua, complimenti Marcello
Concordo con Donatella caro Marcello. Davvero una perla.
Mi permetto , sperando possa farti piacere, di lasciarti un mio link
http://isabellascotti.wordpress.com/2016/06/24/assenza//
Buon week end . Isabella
Questi versi sono davvero particolari. La preoccupazione di sentire il freddo della solitudine senza quel sorriso che illumina casa e vita, quel
voler cercare calore fuori ma non sai se riuscirai a trovarlo. Questo pensiero spesso mi prende. Mi
hai commossa. Complimenti poeta. Un abbraccio