Il buio alle spalle (Ita – Fr – Eng – Esp)
Il buio mi prende alle spalle
mi spinge nel vuoto di giorni
passati e futuri, disperazione e desideri.
Sull’orlo di gradini che scendono
notte dopo notte verso un impossibile amore
mi sporgo a guardare nella sua valle.
Ascolto la sua voce.
Pietre che rotolano monotone e sorde
verso un fondo. Un fiume forse
o un letto arido. Non riesco a distinguere.
O è la mia voce che parla
e si disperde nella sordità dell’universo.
Il buio profondo e le mie mani lo toccano
come si tocca un sogno. Quel che rimane
è come un pavone
che dispiega nei cento occhi
la sua immagine divina
e vede la morte spegnerli uno a uno.
L’obscurité aux épaules
L’obscurité me prend aux épaules
me pousse dans le vide des jours
passés et futurs, désespoir et désirs.
Au bord des marches qui descendent
nuit après nuit vers un amour impossible
Je me penche pour regarder dans sa vallée.
J’écoute sa voix.
Des pierres qui roulent monotones et sourdes
vers un fond. Une rivière peut-être
ou un lit aride. Je ne peux pas distinguer.
Ou est-ce ma voix qui parle
et se disperse dans la surdité de l’univers.
L’obscurité profonde et mes mains le touchent
comme on touche un rêve. Ce qui reste
c’est comme un paon
qui se déploie dans cent yeux
son image divine
et voit la mort les éteindre un à un.
The darkness to the shoulders
The darkness takes me to the shoulders
pushes me into the void of days
past and future, despair and desires.
At the edge of the descending steps
night after night to an impossible love
I bend down to look into his valley.
I listen to his voice.
Stones that roll monotonously and deaf
towards a bottom. A river maybe
or an arid bed. I cannot distinguish.
Or is it my voice speaking
and disperses in the deafness of the universe.
Deep darkness and my hands touch it
like touching a dream. What’s left
it’s like a peacock
which unfolds in a hundred eyes
his divine image
and sees death extinguish them one by one.
La oscuridad a los hombros
La oscuridad me toma por los hombros
me empuja al vacío de los días
pasadas y futuras, desesperación y deseos.
Al borde de los escalones que bajan
noche tras noche a un amor imposible
Me agacho para mirar su valle.
Escucho su voz.
Piedras que ruedan monótona y sorda
hacia un fondo. Un río tal vez
o un lecho árido. No puedo distinguir.
¿O es mi voz la que habla?
y se dispersa en la sordera del universo.
Oscuridad profunda y mis manos la tocan
como tocar un sueño. Lo que queda
es como un pavo real
que se despliega en cien ojos
su imagen divina
y ve la muerte extinguirlos uno a uno.
Splendida poesia: come il pavone, dispiega un animo fragile e grande al contempo.
Grazie infinite del commento, Giuliana. Il paragone della poesia al pavone mi colma di orgoglioso piacere.
Il buio, un limite che confonde e nel contempo anima una spinta interiore di creazione, di movimento. In questa dualità che si colora di orgoglio e bellezza un neo soltanto, uno solo ed imponente: chiedersi se abbiamo ancora tempo.
Paola, come sempre grazie dei tuoi commenti che contengono spunti per ulteriori riflessioni. Abbiamo ancora tempo? A che giova domandarselo, dal momento che potremmo non avere tempo neppure per formulare la domanda?