Claude Monet, L'alba, 1872

La foto

Dalla fessura luminosa scruto

la notte che si scioglie all’orizzonte

e il tremore dell’alba nei vapori

svegliata dai profumi

dal silenzio del mare.

Lo scatto tra le dita infrange

in una fredda posa ciò che vive

ciò che l’occhio

d’azzurro e vetro ricompone

nei ritagli

di un mondo finalmente nuovo.

L’alito di vita che rimane là

lontano,

sussurra brulica striscia sotto

la superficie dei colori.

Irraggiungibile.

Strapparlo dalla sua esistenza.

Ritagliarlo.

Inutilmente tento

entro i confini piatti della foto

entro il sudario

vagamente lieto d’un ricordo

e di una disperata nostalgia.

  1. Gabriella Barattia scrive:

    L’incomunicabilità : l’occhio dietro l’obiettivo può fissare un attimo, fermare un momento, ma non può raggiungere e modificare la realtà. Bellissimi i versi descrittivi, un alito di tristezza e di morte ( sudario) per ciò che non può più essere.

  2. Donatella scrive:

    Le foto catturano un frammento della nostra esistenza, per strapparlo all’oblio… ma a volte i loro contorni sembrano chiudere il ricordo entro i limiti di una struggente, sconfinata nostalgia. Stupenda!

  3. adriana scrive:

    dico una sola parola: meravigliosa! non serve dire altro.. Complimenti Marcello sei davvero molto Bravo!

  4. tinamannelli scrive:

    E’ vero la fotografia ferma un attimo,un paesaggio, un viso…..domani lo guarderemo e ci sembrerà diverso..noi si guardava anche con gli occhi del cuore la macchina fotografica fissa quel momento ma non l’anima…ogni cosa ha la sua anima. Ma le foto sono magiche per ricordare.
    Bellissimi versi, Marcello con te devo per forza ripetermi….purtroppo di aggettivi non ne trovo di altri

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