Statue
Scritto da Marcello Comitini il 2 marzo 2020 in Poesie
Distese sulla sabbia
carezzate dal mare
dal tempo e dall’incuria.
Simulacri dai volti sereni
immuni da peccato.
Alcuni con gli occhi chiusi
da pesante sonno in cui si sognano
ancora prigionieri della pietra informe.
Altri puntati al cielo
con sguardi privi di emozioni
eppure fieri
della loro consistenza di maschere
ignare dell’artefice.
La loro carne inane e opaca
levigata dal fuoco d’innumerevoli tramonti
sembra respirare
in paziente attesa di riprendere vita.
Non sanno. Non possono sapere.
I loro occhi
scolpiti dall’artefice
hanno lo sguardo cieco della pietra.
Grazie.
Chi SA scrivere poesia non può non farne godere altri.
Ancora grazie.
Grazie sempre a te Giuliana per la stima affettuosa con cui leggi i miei versi. Una stima e un affetto che ricambio.
Stupendi versi descrittivi. Eppure quando guardo una statua mi sembra che abbia un anima anche nella sua staticità. Un po dello scultore resta in loro. Molto bella la chiusa “I loro occhi scolpiti dall’artefice hanno lo sguardo cieco della pietra”
Grande. Complimenti Marcello <3
Certo, Tina, l’anima dello scultore resta in loro, ma con la loro consapevolezza? Grazie della visita e del gradito commento.
Eppure, vestendosi di pietra, vogliono arrivare lontano nel tempo sfidando ogni elemento.
Sono una nostra espressione, nostri messaggeri instancabili che nella loro immobilità e bellezza comunicano certamente a chi, in tanta immobilità riesce a individuare una traccia, una emozione, qualche cosa che faccia quasi capolino da loro e ci sussurri “si, sono di pietra, ma sapessi… quante cose vedo, quante cose so, quanti sguardi ho incrociato”.