Nell’ultimo mese dell’autunno, sulla china
della mia amarissima vita,
colmo di tristezza, entrai
in un bosco senza foglie e senza nome.
Era lambito fino all’orlo da un bianco-latescente
vetro di nebbia. I rami canuti
erano rigati da quelle lacrime pure che
solo gli alberi versano alla vigilia
dell’inverno che scolorisce ogni cosa.
Ma ecco accadde il miracolo: al tramonto
baluginò da una nube un lampo azzurrino,
e un raggio lucente penetrò, come in giugno,
dai giorni venturi del mio passato.
Gli alberi piangevano alla vigilia
delle opere buone dei munifici doni,
delle liete bufere turbinanti nel turchino,
menarono le cinciallegre il ballo in tondo,
come mani sulla tastiera
s’alzavano da terra alle note più alte.
Arsenij Tarkovskij, Stelle tardive (traduzione di Gario Zappi, Edizione Giometti & Antonello, Macerata, 2017)
GRAZIE, MARCELLO, C’ E’ BISOGNO DI POESIA
Tutto può sempre accadere in qualsiasi momento della nostra vita, brillante o meno, appagata o meno.
Quando non ti aspetti nulla ecco che accade qualche cosa che ti fa cambiare prospettiva.
La vita è imprevedibile.
Magari capirne i segnali, coglierne il senso profondo, non dimenticando di guardare chi ci sta intorno con la cura che riserviamo a noi stessi.
Gradita questa condivisione che permette di estrapolare interessanti allegorie.