Ode al cane con l’uomo
Mio padre mi diceva
“mi somigli a un cane
con quello sguardo
arso di rabbia adolescente e di fastidio
quando torci gli occhi
per non guardarmi in faccia.
Un cane – continuava –
che sconosce il suo padrone.”
Così ho amato i cani.
I cani dallo sguardo triste, i cani
dalle orecchie tese in segno d’attenzione
i cani abbandonati
quello che alle carezze sporge il muso
chiude gli occhi e piega le sue orecchie
sapendoti felice
quello che intimidito
la coda tra le gambe
chiede una carezza
quello che chiede cibo
saltellando intorno
e quello che lo stringe
nel morso inferocito della fame.
Ma un piccolo bastardo di colore fulvo
è prediletto.
Come tutti quelli che non hanno storia
fiero d’avere per compagno un uomo
s’immagina un leone
felice di non essere cresciuto.
E la mattina andiamo
uomo e cane uniti
in un unico animale con sei zampe
con la testa in aria e il muso sull’asfalto
a passi svelti e corti lenti e lunghi
a fiutare il mondo.
Un cane col suo uomo avrebbe voglia
di fuggire correndo e ritornare
per saltargli incontro
e correre tra i prati
sentire la rugiada sulla punta del naso
inseguire gli insetti
tendere le orecchie
a lontani latrati.
Ma per le strade camminiamo
uomo e cane in silenzio
nella luce dell’alba che disegna sui palazzi
rosse schegge di sole appena sorto
e nei giardini accende
tra le sbarre di muti condomini
fiori sparsi
d’umido sentore della terra.
E intanto lui distratto insegue i suoi pensieri
sulle tracce smarrite di prede inesistenti
coniugando il passato col presente
ed io dimenticandomi il futuro
strozzato nelle gole delle strade.
La città ci stringe la sua cinghia al collo
e ci sorveglia
con il suo sguardo armato
di triste disappunto.
meravigliose immagini che liberano la mente
Toccante e profonda, pronta a svelarti un mondo celato, mai sepolto. Immagini di vita arcaica, parole capaci di pugnalare un’anima, sguardi ribelli e fieri, identificazione con l’animale umile e anc’esso altero, desideroso di dare e ricevere amore.
E sullo sfondo la città che ti stringe il collo e riporta alla memoria la durezza di quelle parole iniziali che hanno il sapore di una sentenza.
L’uomo in osmosi con il cane, mentre la città che sorveglia con lo sguardo armato è la metafora di quel padre severo che con le sue parole determina un destino. Perfetta struttura ad anello. Contenuto dolce-amaro che ti scava in fondo all’anima.
Pare di vederlo quest’uomo col suo cane…quanti ce ne sono che camminano insieme per la vita? Molti e si capiscono e si amano e si difendono l’un l’altro. Vivono la stessa vita, gli stessi dolori, le stesse gioie, sopportano il mondo alla stessa maniera.
Versi molto belli, c’è tristezza, c’è consapevolezza della difficoltà del vivere.Come sempre i tuoi versi sono profondi e arrivano al cuore.
la tua bellissima ode al cane ,mi ha ricordato mio padre e il suo cane .Non sono mai riuscita a farmi adorare come adorava lui, vivevano in simbiosi come in una sola persona e lo sguardo di mio padre a volte era come un cane arrabbiato. Come odiavano la città entrambi. Appena potevano fuggivano nei boschi alla ricerca di quel silenzio che li faceva forse sentire più vicini .Ecco la lettura della tua ode mi ha avvicinato a loro e te ne sono grata ciaoooooooo
Il cane è emblema di fedeltà ma anche di sottomissione.
E questo cane che tu intimamente apprezzi, in fondo in fondo assomiglia a tanti uomini che pur nel loro “ruolo” vorrebbero scrollarsi il giogo, forse anche scelto. ma mai del tutto abbracciato.
sottomissione felice e inconsapevole quella del cane, sottomissione dolorosa e consapevole quella dell’uomo, alla vita, al mondo, agli altri, al cane, al dolore…