John Tarahteeff, Running with the Fox , 2012

Ode al cane con l’uomo

Mio padre mi diceva

“mi somigli a un cane

con quello sguardo

arso di rabbia adolescente e di fastidio

quando torci gli occhi

per non guardarmi in faccia.

Un cane  – continuava –

che sconosce il suo padrone.”

Così ho amato i cani.

I cani dallo sguardo triste, i cani

dalle orecchie tese in segno d’attenzione

i cani abbandonati

quello che alle carezze sporge il muso

chiude gli occhi e piega le sue orecchie

sapendoti felice

quello che intimidito

la coda tra le gambe

chiede una carezza

quello che chiede cibo

saltellando intorno

e quello che lo stringe

nel morso inferocito della fame.

 

Ma un piccolo bastardo di colore fulvo

è prediletto.

Come tutti quelli che non hanno storia

fiero d’avere per compagno un uomo

s’immagina un leone

felice di non essere cresciuto.

E la mattina andiamo

uomo e cane uniti

in un unico animale con sei zampe

con la testa in aria e il muso sull’asfalto

a passi svelti e corti lenti e lunghi

a fiutare il mondo.

 

Un cane col suo uomo avrebbe voglia

di fuggire correndo e ritornare

per saltargli incontro

e correre tra i prati

sentire la rugiada sulla punta del naso

inseguire gli insetti

tendere le orecchie

a lontani latrati.

 

Ma per le strade camminiamo

uomo e cane in silenzio

nella luce dell’alba che disegna sui palazzi

rosse schegge di sole appena sorto

e nei giardini accende

tra le sbarre di muti condomini

fiori sparsi

d’umido sentore della terra.

E intanto lui distratto insegue i suoi pensieri

sulle tracce smarrite di prede inesistenti

coniugando il passato col presente

ed io dimenticandomi il futuro

strozzato nelle gole delle strade.

La città ci stringe la sua cinghia al collo

e ci sorveglia

con il suo sguardo armato

di triste disappunto.

  1. anna rossi scrive:

    meravigliose immagini che liberano la mente

  2. giuliana scrive:

    Toccante e profonda, pronta a svelarti un mondo celato, mai sepolto. Immagini di vita arcaica, parole capaci di pugnalare un’anima, sguardi ribelli e fieri, identificazione con l’animale umile e anc’esso altero, desideroso di dare e ricevere amore.
    E sullo sfondo la città che ti stringe il collo e riporta alla memoria la durezza di quelle parole iniziali che hanno il sapore di una sentenza.
    L’uomo in osmosi con il cane, mentre la città che sorveglia con lo sguardo armato è la metafora di quel padre severo che con le sue parole determina un destino. Perfetta struttura ad anello. Contenuto dolce-amaro che ti scava in fondo all’anima.

  3. tinamannelli scrive:

    Pare di vederlo quest’uomo col suo cane…quanti ce ne sono che camminano insieme per la vita? Molti e si capiscono e si amano e si difendono l’un l’altro. Vivono la stessa vita, gli stessi dolori, le stesse gioie, sopportano il mondo alla stessa maniera.
    Versi molto belli, c’è tristezza, c’è consapevolezza della difficoltà del vivere.Come sempre i tuoi versi sono profondi e arrivano al cuore.

  4. gabriarte scrive:

    la tua bellissima ode al cane ,mi ha ricordato mio padre e il suo cane .Non sono mai riuscita a farmi adorare come adorava lui, vivevano in simbiosi come in una sola persona e lo sguardo di mio padre a volte era come un cane arrabbiato. Come odiavano la città entrambi. Appena potevano fuggivano nei boschi alla ricerca di quel silenzio che li faceva forse sentire più vicini .Ecco la lettura della tua ode mi ha avvicinato a loro e te ne sono grata ciaoooooooo

  5. paola pdr scrive:

    Il cane è emblema di fedeltà ma anche di sottomissione.
    E questo cane che tu intimamente apprezzi, in fondo in fondo assomiglia a tanti uomini che pur nel loro “ruolo” vorrebbero scrollarsi il giogo, forse anche scelto. ma mai del tutto abbracciato.

  6. Gabriella Barattia scrive:

    sottomissione felice e inconsapevole quella del cane, sottomissione dolorosa e consapevole quella dell’uomo, alla vita, al mondo, agli altri, al cane, al dolore…

Replica a Gabriella Barattia